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Francesco
Drago Vaia, il drago in legno più grande d’Europa

Come dalle ceneri, rinasce la Fenice: così dagli alberi abbattuti dalla tempesta, rinasce un Drago Alato sull’Alpe Cimbra.  Il Drago Vaia con la sua altezza di sei metri e la sua lunghezza di sette si aggiudica il record di “Drago in legno più grande d’Europa”. L’imponente scultura, composta da ben 3000 viti e 2000 pezzi di radici e pezzi di legname, è un’opera di Marco Martalar, scultore e artista veneto. La realizzazione del drago si va ad inserire nel progetto “Lavarone Green Land”: ovvero un progetto che punta al valorizzare il territorio della zona.

Ma che ci fa un drago sui sentieri di Lavarone?

Nell’ottobre del 2018, la Tempesta Vaia si abbatté violentemente sulle montagne delle Dolomiti e delle Prealpi Venete, portando con sé una devastazione senza precedenti. Questo evento meteorologico estremo non fu solo una tempesta, ma un vero e proprio cataclisma naturale che lasciò il paesaggio irriconoscibile. In poche ore, il vento e la pioggia sradicarono e abbatterono 42.500 ettari di foreste, che per secoli avevano resistito ai rigori del clima montano. Si calcola che furono circa 15 milioni gli alberi distrutti o danneggiati in modo irreparabile, un colpo al cuore di un ecosistema che, per la sua bellezza e biodiversità, è patrimonio mondiale dell’umanità.

In mezzo a questo scenario di distruzione, qualcosa di straordinario stava per nascere dalle macerie della foresta: il Drago di Vaia. Questo maestoso drago, scolpito nel legno, è un simbolo di rinascita e di speranza. Non è solo un’opera d’arte, ma un potente messaggio sul ciclo della natura e la resilienza. Nasce, in primo luogo, dall’esigenza di dare nuova vita agli scarti degli alberi abbattuti dalla furia della tempesta. Rami, tronchi e radici, che altrimenti sarebbero andati perduti, sono stati raccolti e trasformati, con cura e dedizione, dall’artista Marco Martalar.

Martalar, vedendo il legname disseminato sui pendii montani, non vide solo macerie. Al contrario, la sua visione artistica gli permise di riconoscere in quei pezzi spezzati dal vento un’opportunità: la possibilità di far rivivere quegli alberi attraverso l’arte. Con le sue mani esperte e un profondo rispetto per la natura, ha raccolto i frammenti e ha dato forma a un’imponente scultura, il Drago di Vaia, che sembra vegliare sulle foreste circostanti, ricordando a tutti il potere trasformativo della natura.

"Mi piace pensare che tutto può prendere nuova vita ed essere sempre in trasformazione", dice Martalar. Questa frase racchiude la sua filosofia: anche dalla distruzione può nascere qualcosa di nuovo, e ciò che sembra perso per sempre può ancora avere uno scopo. Questo drago, composto dai resti degli alberi abbattuti, non rappresenta solo la forza distruttiva della tempesta, ma anche la capacità di trasformare una tragedia in bellezza e riflessione.

Il Drago di Vaia oggi è una testimonianza visibile della capacità umana di trovare speranza anche nei momenti più bui. Non ti viene voglia di visitarlo? La sua presenza, maestosa e fragile al tempo stesso, invita chiunque si trovi di fronte a lui a riflettere sull'equilibrio delicato tra uomo e natura. Quella che inizialmente poteva sembrare una distruzione senza speranza, attraverso l’arte di Martalar, è diventata un simbolo di rinascita e di armonia ritrovata con l’ambiente.

Scopriamo insieme dove si trova il Drago Vaia di Lavarone!

La scultura è situata poco sopra la frazione di Magrè a Lavarone, a cui però possono accedere solo i residenti e gli autorizzati. Uno dei percorsi per arrivare al drago è dalla frazione Gionghi, attraverso una passeggiata di circa 45 minuti lungo un sentiero che parte dall’Hotel Fior di Roccia. Il percorso attualmente è ben segnalato con le indicazioni “Sentiero del Drago” oppure “#dragovaia”.

Un’altra opzione, per chi ama meno camminare, è quella di parcheggiare al Parco Palù e usufruire del servizio navetta che porta fino a Magrè. Il servizio è attivo il sabato e la domenica, dalle 9.30-12.30 e 14.00-17.00 fino al 6 febbraio 2022 al costo di 1,50 € andata o 3,00 € andata e ritorno. Dal punto di arrivo, per arrivare all’opera, sarà necessario percorrere un brevissimo tratto a piedi.

Per salire con la seggiovia invece, occorre lasciare l’auto da Bertoldi e prendere l’impianto di risalita Tablat, che sale fino allo Chalet Tana Incantata da cui si prosegue poi fino a raggiungere il Drago di Vaia. Questa può essere una buona soluzione se si preferisce non camminare troppo in salita.

 NB: Durante il periodo invernale è consigliato raggiungere il drago con scarponi pesanti, ciaspole e bastoncini da trekking, o ramponi.

Aggiornamento sul Drago di Vaia

Dopo essersi eretto per quasi due anni come simbolo di rinascita e speranza, l’opera è stata irreparabilmente danneggiata.

L’artista Marco Martalar, che con le sue mani e la sua visione aveva dato vita a questa straordinaria scultura, ha espresso il suo dispiacere ma anche una riflessione profonda: "Il Drago di Vaia era destinato a essere una creazione temporanea, proprio come gli alberi da cui è nato. È un simbolo del ciclo della vita: nascita, crescita, e poi il ritorno alla terra." Queste parole, cariche di significato, ci invitano a considerare la fugacità della vita e dell'arte, che, come la natura, è in continua trasformazione.

Ad oggi, non c'è ancora una sostituzione fisica del Drago di Vaia. Tuttavia, l'eredità che ha lasciato va ben oltre la sua presenza materiale. Marco Martalar e le comunità locali stanno riflettendo su come mantenere vivo il messaggio che il drago rappresentava. Si parla della possibilità di nuove opere d'arte che possano proseguire il dialogo tra uomo e natura, magari utilizzando altri materiali naturali o coinvolgendo la comunità in progetti di sensibilizzazione ambientale.

Al momento, il luogo dove si trovava il Drago di Vaia rimane un punto di grande interesse. Anche senza la sua presenza fisica, è uno spazio carico di significato, che continua a raccontare la storia di una tragedia trasformata in speranza, di una foresta devastata che ha saputo dare nuova vita attraverso l'arte. I visitatori sono ancora invitati a visitare l’area, non solo per vedere dove sorgeva il drago, ma anche per riflettere su quanto la natura, pur nella sua fragilità, possa sempre trovare modi sorprendenti per rigenerarsi.

Ti aggiorneremo non appena ci saranno novità su eventuali progetti futuri o nuove installazioni artistiche. Nel frattempo, ti invitiamo a ricordare il Drago di Vaia per ciò che rappresentava: un simbolo di resilienza, rinascita e il potere dell'arte di dare nuova vita anche ai materiali più semplici.